Essere Architetto e essere Allevatore,
apparentemente possono sembrare due realtà molto diverse ma invece hanno in comune proprio l’essenza del loro essere, la creazione di un’idea attraverso l’espressione della propria capacità di cogliere la natura e il nostro esserci in quel determinato momento storico.
Ma cosa vuol dire, però, Allevare?
L’Allevamento, rispetto all’Architettura, dialoga in modo più necessario con la natura nel senso che ne è praticamente e continuamente sopraffatto.
Allevare è un esercizio d’intelletto intriso certamente di arte e intuito ma soprattutto è un continuo confrontarsi con la realtà vivente della Natura e in questo diventa una lotta continua alla instabilità che paradossalmente è comunque la necessità fondamentale che permette la variabilità e quindi l’essenza della specie.
Allevare,quindi, vuol dire essenzialmente Selezionare.
Ma che cosa si vuole selezionare?
In molti credono che la selezione serva per produrre campioni che vincono alle esposizioni e/o nelle prove di lavoro.
Quando il cane serviva a qualcosa di pratico la selezione era molto facile in quanto si usavano solo i riproduttori che svolgevano al meglio questa funzione.
Ma oggi a chi interessa veramente se il proprio cane è capace di svolgere al meglio la funzione per la quale era stato all’origine selezionato?
Interessa a così poche persone che, probabilmente, se si dovesse contare sul loro supporto alcune razze sarebbero già estinte e di fatto molte delle razze che conosciamo oggi non sono più come si volevano ma come oggigiorno ancora possono essere tollerate.
In compenso in quasi tutte le razze si riscopre un aspetto della loro esistenza, caratteriale, estetico, funzionale e utilitaristico che ne rivalutano le probabilità di continuare ad esistere anche nella nostra stravagante cultura moderna.
Quindi ritorniamo al punto di partenza con una prospettiva un po’ più complessa che si deve interrogare su cosa ha oggigiorno senso selezionare.
Quali caratteri di una determinata razza possono oggigiorno ancora avere un senso o meglio un’importanza tale da poter dare ad una specifica razza la speranza della sua diffusione e quindi della sua sopravvivenza?
C’è poi un’altro aspetto molto importante che è la cultura.
Una razza raccoglie in sé talmente tanta cultura e storia che è impossibile per un Allevatore, che si consideri veramente tale, non tenerne conto.
E’ un vero peccato a volte assistere nelle Esposizioni di Bellezza o nelle prove di lavoro come l’operato di un giudice possa infangare tanto valore per ignoranza tecnica specifica o peggio per soggiacere a favoritismi o convenienze politiche del momento.
Ma l’Allevatore non dovrebbe vedere solo le vittorie conquistate con ogni mezzo nelle esposizioni ma dovrebbe augurarsi di vincere la battaglia più grande ovvero quella di produrre soggetti sani prima di tutto e poi essere in grado di fissare un Tipo che raccolga certamente le qualità della razza ma in armonia con la nostra cultura del vivere contemporaneo.
Dopo la salute, al primo posto ci dovrebbe essere l’equilibrio psico-fisico, poi le capacità di interagire con l’uomo e infine le attitudini storiche.
La bellezza non è tutto, anzi molto spesso è relativa e il concetto di tipo lo esprime molto bene!
Ma la bellezza non è solamente essere “piacevoli”, “belli”, “appariscenti”, “grandissimi” o “piccolissimi”, ecc. ma, bellezza, vuol dire soprattutto che le singole parti che compongono l’insieme e che fanno si che la bellezza appaia ai nostri occhi nella sua complessità sono in armonia tra loro e danno l’immediata sensazione ( anche al profano!) che il soggetto sia magnifico e sprizzi salute ed equilibrio da tutto il suo essere.
Questo tipo di bellezza ha anche un senso funzionale, non solo rispetto all’utilizzo storico del cane, ovvero in relazione alla migliore capacità di svolgere il suo lavoro ed esprimere al meglio la sua attitudine, ma soprattutto nel senso che una struttura dinamica come è il corpo del cane è avvantaggiata nel vivere dalla relazione di alcune parti corporee e che a sua volta sono in funzione a complicati meccanismi fisici, fisiologici e psichici che se espressi al meglio permettono al soggetto una vita più facile e felice.
La forma e la posizione, nonché la struttura di certe parti dell’organismo, es. un piede rotondo, un collo lungo, una groppa +/- scoscesa, una spalla lunga e giustamente inclinata e in verità tutte le parti del corpo del cane, perfino il sistema sanguigno e nervoso possono avvantaggiare o peggiorare la qualità della vita di un cane.
In natura il tutto si risolverebbe con la crudele legge della sopravvivenza ma noi costringiamo i nostri cani a sopportare tutti i più incredibili soprusi esistenziali e quindi abbiamo anche la responsabilità delle loro vite e quindi anche il dovere di cercare di renderle il più dignitose e, magari anche, il più felici possibili.
Sono profondamente convinto anche che spesso si perpetui un abuso ancora più grande quando per “troppo amore ” e per un problematico senso di “protezione” ( e credo che con una buona analisi Freudiana non sarebbe neppure adducibile la scusante della “involontarietà” e della “buona fede”!) si svilisce la dignità del cane attraverso la umanizzazione e la negazione della sua identità animale, anzi canina.
Quindi il mio personale pensiero, e sono sicuro di interpretare anche quello di mia Moglie Paola, su come Allevare i miei cani, si concretizza nel dare la priorità a quei caratteri che secondo me gli permettono di svolgere una vita più felice e quindi creare anche una eccellente armonia nella sua nuova famiglia.
Ovviamente non si può negare all’Architetto di considerare l’aspetto estetico e quindi spesso quello che appare per primo è proprio questo, soggetti tipici e armoniosi con uno Standard di qualità che esprime molto bene quello della Razza con un po’ di eloquenza in più nella parte scenografica, ma vi assicuro che dietro a questa facciata ci sono anche solide basi di qualità fondate su un lavoro intriso di scienza, tecnica e storia e tenuti insieme da un legante indissolubile che è la passione per il cane.
Con quanto segue vorrei riuscire a dare un idea dei tipi di criteri con cui si può misurare la qualità di un Riproduttore ovviamente chiarendo il fatto che non è possibile ridurre tutto l’operato di un Allevatore in una formulazione oggettiva ma spesso anzi, quasi sempre, il cane giusto viene sentito con il cuore.
Ma il metodo e la scomposizione scientifica può essere molto d’aiuto ad non esagerare nel attribuire una qualità solamente per “speciale” simpatia o per esaltazione di un carattere che a noi può piacere in particolar modo, e quindi questo tipo di strumento può essere un sistema di controllo molto utile.
Questo strumento è chiamato indice di selezione e permette all’Allevatore di misurare le sue aspettative e fare un resoconto qualitativo dei riproduttori che possiede.